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CULTURA ALIMENTARE
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Km zero
Se la nostra spesa è stata prodotta e acquistata non lontano da casa, si avranno certamente cibi più freschi in tavola e alimenti che non sono stati in viaggio per ore su è giù per l’Italia (o per il mondo), inquinando.
La scelta di acquistare a km zero, aiuta l’economia della propria regione di residenza e tutela le tradizioni agricole, sempre più a rischio di estinzione. Se la preferenza, inoltre, cade su alimenti coltivati senza l’uso di sostanze chimiche, si dà una mano anche all’ambiente. La spesa a km zero è semplice da fare, ed è vantaggiosa sotto tutti i punti di vista, anche quello economico. Di solito, infatti, si spende meno per alimenti che arrivano direttamente dal produttore e che non sono passati dalle mani del distributore, dai banchi del supermercato, ecc.
Si tratta, in sintesi, di prodotti freschi, più ricchi di nutrienti e di gusto, sani, ecologici e sicuramente più economici.
Le linee guida della spesa sana abbinano al km zero anche la scelta di alimenti semplici al posto di quelli conservati o sofisticati: tanto più un cibo è stato lavorato, insaporito, colorato, cotto, stabilizzato o surgelato, tanto più sarà povero di nutrienti e a rischio residui di additivi chimici. In etichetta, la lista degli ingredienti deve essere la più corta possibile, persino la pectina nelle marmellate e lo zucchero nei succhi di frutta possono essere evitati, figuriamoci la maggior parte degli aromatizzanti e coloranti utilizzati a livello industriale. Un cibo fresco e sano non ha certo bisogno di essere insaporito per camuffarne i difetti attraverso l’uso di additivi.
Attenzione infine alle vaghe definizioni “genuino” o “naturale” riportate sulle confezioni. Occorre rivolgersi solo a produttori di fiducia, che sono certificati come biologici o che hanno rinunciato volontariamente alla certificazione pur avendone i requisiti: anche se producono alimenti assolutamente naturali preferiscono non far gravare sul consumatore i costi stessi della certificazione e investire i soldi risparmiati sulla qualità.
Infine occhio alla provenienza. Nel fare la spesa un po’ di sano campanilismo non guasta. I vegetali importati dall’estero (generalmente quelli fuori stagione) sembrano freschi ma in verità sono stati raccolti molto tempo prima di quando vengono posizionati sui banchi di vendita. Sostano per diversi giorni nei frigoriferi ad atmosfera modificata, sono trattati con gas antiparassitari e hanno perso tutti i principi attivi vitali, nonché il sapore. In molti paesi produttori di frutta esotica, inoltre, è ancora consentito l’utilizzo di pesticidi che in Italia sono vietati perché pericolosi.
La scelta di acquistare a km zero, aiuta l’economia della propria regione di residenza e tutela le tradizioni agricole, sempre più a rischio di estinzione. Se la preferenza, inoltre, cade su alimenti coltivati senza l’uso di sostanze chimiche, si dà una mano anche all’ambiente. La spesa a km zero è semplice da fare, ed è vantaggiosa sotto tutti i punti di vista, anche quello economico. Di solito, infatti, si spende meno per alimenti che arrivano direttamente dal produttore e che non sono passati dalle mani del distributore, dai banchi del supermercato, ecc.
Si tratta, in sintesi, di prodotti freschi, più ricchi di nutrienti e di gusto, sani, ecologici e sicuramente più economici.
Le linee guida della spesa sana abbinano al km zero anche la scelta di alimenti semplici al posto di quelli conservati o sofisticati: tanto più un cibo è stato lavorato, insaporito, colorato, cotto, stabilizzato o surgelato, tanto più sarà povero di nutrienti e a rischio residui di additivi chimici. In etichetta, la lista degli ingredienti deve essere la più corta possibile, persino la pectina nelle marmellate e lo zucchero nei succhi di frutta possono essere evitati, figuriamoci la maggior parte degli aromatizzanti e coloranti utilizzati a livello industriale. Un cibo fresco e sano non ha certo bisogno di essere insaporito per camuffarne i difetti attraverso l’uso di additivi.
Attenzione infine alle vaghe definizioni “genuino” o “naturale” riportate sulle confezioni. Occorre rivolgersi solo a produttori di fiducia, che sono certificati come biologici o che hanno rinunciato volontariamente alla certificazione pur avendone i requisiti: anche se producono alimenti assolutamente naturali preferiscono non far gravare sul consumatore i costi stessi della certificazione e investire i soldi risparmiati sulla qualità.
Infine occhio alla provenienza. Nel fare la spesa un po’ di sano campanilismo non guasta. I vegetali importati dall’estero (generalmente quelli fuori stagione) sembrano freschi ma in verità sono stati raccolti molto tempo prima di quando vengono posizionati sui banchi di vendita. Sostano per diversi giorni nei frigoriferi ad atmosfera modificata, sono trattati con gas antiparassitari e hanno perso tutti i principi attivi vitali, nonché il sapore. In molti paesi produttori di frutta esotica, inoltre, è ancora consentito l’utilizzo di pesticidi che in Italia sono vietati perché pericolosi.