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SPESA DEL MESE
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Maggio
Verdura: asparagi, barba di frate, borragine, broccolo, carciofo, carota, cicoria e cicorino, cipollotti, coste, crescione, erba cipollina, erbette, fagiolini, fava, finocchio, finocchio selvatico, indivia, lattuga, luppolo, ortica, pasqualina, patate, piselli, prezzemolo, rabarbaro, radicchio rosso, rapa, ravanello, rucola, sedano, spinaci, tarassaco
Frutta: ciliegia, fragola, nespola del giappone
Frutta: ciliegia, fragola, nespola del giappone
Dal campo di maggio: tarassaco, ortica ed erba cipollina
Tarassaco: è una pianta molto diffusa in Italia e facile da riconoscere. Cresce sia in pianura che in montagna, ai bordi delle strade, negli incolti, e come tutte le erbe spontanee va raccolto lontano da strade o zone inquinate. Le sue foglie giovani più tenere, crude, si inseriscono nelle insalate di stagione alle quali donano un gusto un po’ amarognolo ma anche tante vitamine e proprietà depurative del fegato e della pelle. Le foglie cotte si mangiano condite con olio e aceto o stufate in padella con aglio e olio. Si usano anche nei minestroni e nelle frittate. I boccioli dei fiori non dischiusi possono essere conservati in salamoia o sotto aceto come i capperi. La radice di tarassaco lessata e condita con un buon olio è decisamente buona e andrebbe rivalutata in cucina.
Ortica: alimento nutriente e gustoso, ricco di sali minerali preziosi oltre che di proteine, vitamine e clorofilla è una sorta di farmaco offerto gratuitamente dalla natura. La ricchezza di ferro e clorofilla stimolano nell’organismo la produzione di globuli rossi rendendo l’ortica un alleato eccezionale contro l’anemia. E’ depurativa, tonificante, diuretica e ricostituente. In passato le ortiche erano molto utilizzate in gastronomia e le ricette che la vedono protagonista non mancano. I getti giovani, freschi, teneri si lessano come gli spinaci e si aggiungono ai passati di verdura, all’impasto per gli gnocchi, al ripieno per i tortelli di ricotta. Oppure si utilizzano per creare il famoso risotto alle ortiche o gustose frittatine. Ricordate però di trattarle… con i guanti!
Erba cipollina: le sue foglie filiformi e cave hanno un gusto molto simile a quello della cipolla, più delicato ma comunque persistente. L’erba cipollina cresce in modo selvatico nei campi e nei boschi, ma può essere facilmente coltivata in vaso o nell’orto. Inserita fresca nelle insalate di stagione dona il meglio di sé trasmettendo tutto l’aroma della primavera ma è ottima anche aggiunta a crudo nelle salse abbinate alle uova, nelle frittate, sulle patate, nelle torte salate e nei sughi di pomodoro, sui formaggi freschi. Ha proprietà digestive, depurative, antibiotiche, antisettiche, stimolanti e cardiotoniche. Anche i fiori sono commestibili.
Tarassaco: è una pianta molto diffusa in Italia e facile da riconoscere. Cresce sia in pianura che in montagna, ai bordi delle strade, negli incolti, e come tutte le erbe spontanee va raccolto lontano da strade o zone inquinate. Le sue foglie giovani più tenere, crude, si inseriscono nelle insalate di stagione alle quali donano un gusto un po’ amarognolo ma anche tante vitamine e proprietà depurative del fegato e della pelle. Le foglie cotte si mangiano condite con olio e aceto o stufate in padella con aglio e olio. Si usano anche nei minestroni e nelle frittate. I boccioli dei fiori non dischiusi possono essere conservati in salamoia o sotto aceto come i capperi. La radice di tarassaco lessata e condita con un buon olio è decisamente buona e andrebbe rivalutata in cucina.
Ortica: alimento nutriente e gustoso, ricco di sali minerali preziosi oltre che di proteine, vitamine e clorofilla è una sorta di farmaco offerto gratuitamente dalla natura. La ricchezza di ferro e clorofilla stimolano nell’organismo la produzione di globuli rossi rendendo l’ortica un alleato eccezionale contro l’anemia. E’ depurativa, tonificante, diuretica e ricostituente. In passato le ortiche erano molto utilizzate in gastronomia e le ricette che la vedono protagonista non mancano. I getti giovani, freschi, teneri si lessano come gli spinaci e si aggiungono ai passati di verdura, all’impasto per gli gnocchi, al ripieno per i tortelli di ricotta. Oppure si utilizzano per creare il famoso risotto alle ortiche o gustose frittatine. Ricordate però di trattarle… con i guanti!
Erba cipollina: le sue foglie filiformi e cave hanno un gusto molto simile a quello della cipolla, più delicato ma comunque persistente. L’erba cipollina cresce in modo selvatico nei campi e nei boschi, ma può essere facilmente coltivata in vaso o nell’orto. Inserita fresca nelle insalate di stagione dona il meglio di sé trasmettendo tutto l’aroma della primavera ma è ottima anche aggiunta a crudo nelle salse abbinate alle uova, nelle frittate, sulle patate, nelle torte salate e nei sughi di pomodoro, sui formaggi freschi. Ha proprietà digestive, depurative, antibiotiche, antisettiche, stimolanti e cardiotoniche. Anche i fiori sono commestibili.
Fave
Cosa c’è di più sfizioso che spezzare con le mani un bel baccello verde e mangiare con gusto ciò che ci sta dentro? E’ così si apprezzano le fave, prodigio dell’orto di aprile.
Le fave sono un legume “antico”, cibo delle classi povere: nel centro e sud Italia si usa ancora mangiarle appena colte (tenerelle), accompagnate da un pecorino di media stagionatura o da un primo sale, pane scuro e un buon bicchiere di vino.
La crescita dell’ortaggio avviene sostanzialmente in inverno: la semina si fa autunno, quando il clima è ancora piuttosto dolce, così che i legumi siano in piena forma per affrontare le prime gelate. Le fave più buone, dicono gli intenditori, sono quelle cresciute nel terreno argilloso, ma anche altri tipi di terreno possono ospitarle senza problemi. La raccolta avviene in primavera, si fa man mano che maturano i baccelli, conservando i “ritardatari” - che raggiungono la maturazione in estate – per l’essiccazione.
Le fave si conservano seccate. Ma è meglio mangiarle fresche o secche? Fresche sono completamente prive di grassi. Contengono proteine, fibre, carboidrati, vitamine e sali minerali. Secche contengono ancor più proteine e zuccheri. Il buon senso suggerisce di consumarle fresche quando sono di stagione e secche il resto dell’anno, magari stufate secondo qualche antica ricetta. Le fave secche alla senese, ad esempio, si lasciano in ammollo tutta la notte per poi essere stufate per almeno quaranta minuti nel brodo vegetale con aglio, prezzemolo, olio, sale e pepe.
Cibo altamente energetico, le fave sono indicate nei casi di debolezza. Non dovrebbero mancare nella dieta di chi pratica sport e sono ricche di virtù curative, ad esempio foglie, gambo, baccello e semi di fave contengono levodopa, una sostanza che può aiutare a controllare i sintomi del Morbo di Parkinson. Attenzione alle dosi: il consumo “esagerato” di fave fresche (più di 1 kg) agisce da stimolante nervoso (insonnia, ansia), psichico e sessuale. In soggetti predisposti (ai quali manca uno specifico enzima) il consumo può inoltre provocare allergia.
Cosa c’è di più sfizioso che spezzare con le mani un bel baccello verde e mangiare con gusto ciò che ci sta dentro? E’ così si apprezzano le fave, prodigio dell’orto di aprile.
Le fave sono un legume “antico”, cibo delle classi povere: nel centro e sud Italia si usa ancora mangiarle appena colte (tenerelle), accompagnate da un pecorino di media stagionatura o da un primo sale, pane scuro e un buon bicchiere di vino.
La crescita dell’ortaggio avviene sostanzialmente in inverno: la semina si fa autunno, quando il clima è ancora piuttosto dolce, così che i legumi siano in piena forma per affrontare le prime gelate. Le fave più buone, dicono gli intenditori, sono quelle cresciute nel terreno argilloso, ma anche altri tipi di terreno possono ospitarle senza problemi. La raccolta avviene in primavera, si fa man mano che maturano i baccelli, conservando i “ritardatari” - che raggiungono la maturazione in estate – per l’essiccazione.
Le fave si conservano seccate. Ma è meglio mangiarle fresche o secche? Fresche sono completamente prive di grassi. Contengono proteine, fibre, carboidrati, vitamine e sali minerali. Secche contengono ancor più proteine e zuccheri. Il buon senso suggerisce di consumarle fresche quando sono di stagione e secche il resto dell’anno, magari stufate secondo qualche antica ricetta. Le fave secche alla senese, ad esempio, si lasciano in ammollo tutta la notte per poi essere stufate per almeno quaranta minuti nel brodo vegetale con aglio, prezzemolo, olio, sale e pepe.
Cibo altamente energetico, le fave sono indicate nei casi di debolezza. Non dovrebbero mancare nella dieta di chi pratica sport e sono ricche di virtù curative, ad esempio foglie, gambo, baccello e semi di fave contengono levodopa, una sostanza che può aiutare a controllare i sintomi del Morbo di Parkinson. Attenzione alle dosi: il consumo “esagerato” di fave fresche (più di 1 kg) agisce da stimolante nervoso (insonnia, ansia), psichico e sessuale. In soggetti predisposti (ai quali manca uno specifico enzima) il consumo può inoltre provocare allergia.