|
SPESA DEL MESE
|
Ottobre
Verdura: barbabietole, bietole, carciofi, cardi, carote, catalogna, cavoli, cicoria, finocchi, indivia, patate, porri, rape, scorzonera, sedano rapa, spinaci, verze, zucca.
Frutta: corbezzoli, castagne, kiwi, limoni, i primi mandaranci, melagrane, mele, mele cotogne, noci, nocciole, pere.
Frutta: corbezzoli, castagne, kiwi, limoni, i primi mandaranci, melagrane, mele, mele cotogne, noci, nocciole, pere.
Mela Cotogna
Fa parte dei cosiddetti frutti dimenticati e vanta un passato leggendario: di origini antichissime, era emblema di Venere e simbolo di fortuna e fecondità.
Già 4000 anni fa era conosciuta e consumata fresca con il miele, oppure utilizzata per produrre una specie di sidro. La cotogna è una sorta di ibrido tra una pera e una mela: le varietà che danno frutti a forma più tonda sono chiamate mele cotogne, quelle che danno frutti allungati sono dette pere cotogne. Le cotogne sono grosse e bombate, con la buccia gialla o verde chiaro, e una leggera peluria esterna che scompare mano a mano che sopraggiunge la maturazione.
La polpa piuttosto compatta e il gusto aspro non favoriscono il consumo fresco, per cui la cotogna viene utilizzata cotta. La cottura, inoltre, consente la trasformazione della cellulosa e di alcuni acidi organici in zuccheri: le lunghe catene di zuccheri presenti naturalmente nel frutto, con il trattamento termico, si frammentano donando alla mela un sapore più dolce e un aroma simile a quello del miele. La mela cotogna contiene molta pectina, una sostanza che si utilizza come gelificante naturale nella preparazione delle marmellate, ma che è anche in grado di favorire la formazione della membrana delle cellule e stimolare la crescita dei bambini.
In cucina viene utilizzata per la preparazione di mostarde, liquori o per la famosa cotognata, una gelatina a base di mela cotogna tipica del paese di Codogno, in provincia di Lodi, luogo che vanta la più grande collezione di cotogno in Italia: 78 varietà diverse da tutto il mondo, curate nel locale Istituto Agrario.
Dal punto di vista nutrizionale va detto che il frutto contiene tracce di vitamina A, vitamine PP e C, moltissime fibre e pochi zuccheri. Svolge un’azione benefica sulle mucose digestive e il suo consumo è consigliato in caso di inappetenza ed insufficienza epatica.
Fa parte dei cosiddetti frutti dimenticati e vanta un passato leggendario: di origini antichissime, era emblema di Venere e simbolo di fortuna e fecondità.
Già 4000 anni fa era conosciuta e consumata fresca con il miele, oppure utilizzata per produrre una specie di sidro. La cotogna è una sorta di ibrido tra una pera e una mela: le varietà che danno frutti a forma più tonda sono chiamate mele cotogne, quelle che danno frutti allungati sono dette pere cotogne. Le cotogne sono grosse e bombate, con la buccia gialla o verde chiaro, e una leggera peluria esterna che scompare mano a mano che sopraggiunge la maturazione.
La polpa piuttosto compatta e il gusto aspro non favoriscono il consumo fresco, per cui la cotogna viene utilizzata cotta. La cottura, inoltre, consente la trasformazione della cellulosa e di alcuni acidi organici in zuccheri: le lunghe catene di zuccheri presenti naturalmente nel frutto, con il trattamento termico, si frammentano donando alla mela un sapore più dolce e un aroma simile a quello del miele. La mela cotogna contiene molta pectina, una sostanza che si utilizza come gelificante naturale nella preparazione delle marmellate, ma che è anche in grado di favorire la formazione della membrana delle cellule e stimolare la crescita dei bambini.
In cucina viene utilizzata per la preparazione di mostarde, liquori o per la famosa cotognata, una gelatina a base di mela cotogna tipica del paese di Codogno, in provincia di Lodi, luogo che vanta la più grande collezione di cotogno in Italia: 78 varietà diverse da tutto il mondo, curate nel locale Istituto Agrario.
Dal punto di vista nutrizionale va detto che il frutto contiene tracce di vitamina A, vitamine PP e C, moltissime fibre e pochi zuccheri. Svolge un’azione benefica sulle mucose digestive e il suo consumo è consigliato in caso di inappetenza ed insufficienza epatica.
Mela
“Tu sei pura manteca, pane fragrante, cacio vegetale. Quando addentiamo la tua rotonda innocenza torniamo per un istante ad essere creature appena create” (Ode alla mela - Pablo Neruda)
Questo straordinario frutto autunnale, presente in ogni stagione dell’anno perché facilmente conservabile, esiste in circa 7000 varietà nel mondo, tutte ricchissime di preziose virtù salutari.
La mela agisce come fortificante del sistema nervoso, tonico muscolare, lassativo, diuretico, antireumatico, antisettico intestinale, protettore del cuore, digestivo, antitumorale, scudo contro i danni da inquinamento ambientale.
La presenza di pectina del frutto, concentrata soprattutto nel torso e nella buccia, garantisce il controllo del tasso di colesterolo del sangue. Secondo gli ultimi studi effettuati, gli effetti della pectina isolata dalla mela e assunta come integratore non sono paragonabili a quelli della mela mangiata tutta intera: il principio attivo isolato è meno efficace. Questo perché la pectina, nel frutto, agisce in sinergia con la vitamina C e con tutte le altre componenti, addirittura con il profumo.
Anche la buccia della mela è fornita di sostanze uniche: Christofer Adams, endocrinologo dell’Università dello Iowa, ha individuato nella scorza una sostanza brucia grassi (acido ursolico), capace di aumentare la massa muscolare e il grasso 'buono', quello bruno, il cui scopo è difendere gli organi e bruciare calorie. L’acido ursolico, inoltre, abbassa il tasso di zuccheri nel sangue e il colesterolo, proteggendo dall’obesità e dal diabete. Perché allora non prendere la buona abitudine di mangiare almeno una mela giorno, come suggerisce un noto detto popolare? A merenda o a fine pasto non c’è differenza: il frutto non provoca fastidiose fermentazioni intestinali. Attenzione però alla provenienza: per evitare la presenza sulla buccia di residui di pesticidi dannosi, meglio scegliere mele coltivate senza sostanze chimiche.
“Tu sei pura manteca, pane fragrante, cacio vegetale. Quando addentiamo la tua rotonda innocenza torniamo per un istante ad essere creature appena create” (Ode alla mela - Pablo Neruda)
Questo straordinario frutto autunnale, presente in ogni stagione dell’anno perché facilmente conservabile, esiste in circa 7000 varietà nel mondo, tutte ricchissime di preziose virtù salutari.
La mela agisce come fortificante del sistema nervoso, tonico muscolare, lassativo, diuretico, antireumatico, antisettico intestinale, protettore del cuore, digestivo, antitumorale, scudo contro i danni da inquinamento ambientale.
La presenza di pectina del frutto, concentrata soprattutto nel torso e nella buccia, garantisce il controllo del tasso di colesterolo del sangue. Secondo gli ultimi studi effettuati, gli effetti della pectina isolata dalla mela e assunta come integratore non sono paragonabili a quelli della mela mangiata tutta intera: il principio attivo isolato è meno efficace. Questo perché la pectina, nel frutto, agisce in sinergia con la vitamina C e con tutte le altre componenti, addirittura con il profumo.
Anche la buccia della mela è fornita di sostanze uniche: Christofer Adams, endocrinologo dell’Università dello Iowa, ha individuato nella scorza una sostanza brucia grassi (acido ursolico), capace di aumentare la massa muscolare e il grasso 'buono', quello bruno, il cui scopo è difendere gli organi e bruciare calorie. L’acido ursolico, inoltre, abbassa il tasso di zuccheri nel sangue e il colesterolo, proteggendo dall’obesità e dal diabete. Perché allora non prendere la buona abitudine di mangiare almeno una mela giorno, come suggerisce un noto detto popolare? A merenda o a fine pasto non c’è differenza: il frutto non provoca fastidiose fermentazioni intestinali. Attenzione però alla provenienza: per evitare la presenza sulla buccia di residui di pesticidi dannosi, meglio scegliere mele coltivate senza sostanze chimiche.
Ode alla mela
Te, mela, voglio celebrare riempiendomi la bocca col tuo nome, mangiandoti. Sei sempre nuova come niente altro, sempre appena caduta dal Paradiso: piena e pura guancia arrossata dell'aurora! Quanto difficili sono paragonati a te i frutti della terra, le uve cellulari, i manghi tenebrosi, le prugne ossute, i fichi sottomarini: tu sei pura manteca, pane fragrante, cacio vegetale.
Quando addentiamo la tua rotonda innocenza torniamo per un istante ad essere creature appena create... Io voglio un'abbondanza totale, la moltiplicazione della tua famiglia, voglio una città, una repubblica, un fiume Mississipi di mele, e alle sue rive voglio vedere tutta la popolazione del mondo unita, riunita, nell'atto più semplice che ci sia: mordere una mela.
(Pablo Neruda)
Te, mela, voglio celebrare riempiendomi la bocca col tuo nome, mangiandoti. Sei sempre nuova come niente altro, sempre appena caduta dal Paradiso: piena e pura guancia arrossata dell'aurora! Quanto difficili sono paragonati a te i frutti della terra, le uve cellulari, i manghi tenebrosi, le prugne ossute, i fichi sottomarini: tu sei pura manteca, pane fragrante, cacio vegetale.
Quando addentiamo la tua rotonda innocenza torniamo per un istante ad essere creature appena create... Io voglio un'abbondanza totale, la moltiplicazione della tua famiglia, voglio una città, una repubblica, un fiume Mississipi di mele, e alle sue rive voglio vedere tutta la popolazione del mondo unita, riunita, nell'atto più semplice che ci sia: mordere una mela.
(Pablo Neruda)
Castagna
La castagna, frutto che matura in autunno, è stata per secoli una fonte importante di sostentamento nella civiltà contadina. In tantissime regioni d’Italia costituiva il cibo base per l’inverno.
Al giorno d’oggi il consumo e le ricette che la vedono protagonista si sono ridotti vistosamente, ma la Castanea sativa, della famiglia delle Fagacee, continua a restare un alimento prezioso.
E’ un frutto digeribile, di alto valore nutritivo e calorico, molto completo e bilanciato, in grado di stimolare le funzioni del sistema immunitario. La castagna matura fresca è ricca di carboidrati, proteine e grassi; allo stato secco raddoppia quasi la presenza di carboidrati, il che ne fa un alimento energetico e la avvicina ai cereali. Non a caso, in passato, veniva considerata “il pane dei poveri”. Anche la presenza di sali minerali non è da poco: fornisce ferro, calcio, fosforo potassio e sodio. Vitamina B2 e vitamina PP sono presenti in dosi massicce, così come la vitamina C, che però, essendo termolabile, viene persa con la cottura dei frutti.
Grazie alla protezione fornita dal riccio, la castagna si sviluppa e matura al riparo da eventuali agenti inquinanti esterni, in modo del tutto “naturale”.
Le varietà presenti in Italia sono circa trecento: tra queste il marrone si distingue dalla castagna per la forma e per la qualità della polpa, a grana fine e di gusto molto dolce.
La pianta di castagno è considerata mellifera perché le api amano bottinarne i fiori maschili: il miele di castagno è molto ricco di fruttosio e polline, ha un colore che va dall’ambra al marrone molto scuro, sapore deciso con retrogusto amaro e consistenza che si mantiene naturalmente liquida nel tempo.
Qual è un modo efficace di conservare le castagne? Un metodo in uso anticamente nelle famiglie, era quello della cosiddetta novena: si immergono i frutti in acqua fresca e pulita (priva di cloro) per un totale di nove giorni. Fino al quarto giorno si cambia l’acqua al 50%. Il quinto e l’ottavo giorno il cambio dell’acqua è totale, mentre il sesto e il settimo è al 50%. Il nono e ultimo giorno si estraggono le castagne dall’acqua, si stendono in cassette pulite e si lasciano asciugare all’ombra. La conservazione è così garantita per almeno due mesi.
La castagna, frutto che matura in autunno, è stata per secoli una fonte importante di sostentamento nella civiltà contadina. In tantissime regioni d’Italia costituiva il cibo base per l’inverno.
Al giorno d’oggi il consumo e le ricette che la vedono protagonista si sono ridotti vistosamente, ma la Castanea sativa, della famiglia delle Fagacee, continua a restare un alimento prezioso.
E’ un frutto digeribile, di alto valore nutritivo e calorico, molto completo e bilanciato, in grado di stimolare le funzioni del sistema immunitario. La castagna matura fresca è ricca di carboidrati, proteine e grassi; allo stato secco raddoppia quasi la presenza di carboidrati, il che ne fa un alimento energetico e la avvicina ai cereali. Non a caso, in passato, veniva considerata “il pane dei poveri”. Anche la presenza di sali minerali non è da poco: fornisce ferro, calcio, fosforo potassio e sodio. Vitamina B2 e vitamina PP sono presenti in dosi massicce, così come la vitamina C, che però, essendo termolabile, viene persa con la cottura dei frutti.
Grazie alla protezione fornita dal riccio, la castagna si sviluppa e matura al riparo da eventuali agenti inquinanti esterni, in modo del tutto “naturale”.
Le varietà presenti in Italia sono circa trecento: tra queste il marrone si distingue dalla castagna per la forma e per la qualità della polpa, a grana fine e di gusto molto dolce.
La pianta di castagno è considerata mellifera perché le api amano bottinarne i fiori maschili: il miele di castagno è molto ricco di fruttosio e polline, ha un colore che va dall’ambra al marrone molto scuro, sapore deciso con retrogusto amaro e consistenza che si mantiene naturalmente liquida nel tempo.
Qual è un modo efficace di conservare le castagne? Un metodo in uso anticamente nelle famiglie, era quello della cosiddetta novena: si immergono i frutti in acqua fresca e pulita (priva di cloro) per un totale di nove giorni. Fino al quarto giorno si cambia l’acqua al 50%. Il quinto e l’ottavo giorno il cambio dell’acqua è totale, mentre il sesto e il settimo è al 50%. Il nono e ultimo giorno si estraggono le castagne dall’acqua, si stendono in cassette pulite e si lasciano asciugare all’ombra. La conservazione è così garantita per almeno due mesi.